Una serata ricca di emozioni e spunti di riflessioni quella in cui l’associazione Amici di Giovanni ha conferito il premio di laurea ‘G.Taiana’ alla dott.ssa Diletta Gallo. Ecco le foto e il resoconto.
Nell’ambito della nostra vocazione alla ricerca, AdG premia ogni anno chi contribuisce all’innovazione nel campo delle cure palliative a partire dalle e dagli studenti universitarî laureandi.
Amici di Giovanni è assistenza, formazione, ricerca e collaborazione nell’ambito del supporto alle famiglie con persone con malattie oncologiche o con una patologia cronica evolutiva in fase avanzata.
PREMIARE LA RICERCA ‘ALTA’
È un onore e un piacere essere qui questa sera per esprimere il nostro ringraziamento sincero alla Associazione per il suo impegno a favore delle persone e famiglie in difficoltà a causa della malattia, (e sapete che questo impegno e dimensione di cura mi è molto vicina e cara) e perché questa occasione ci permette di valorizzare e rivivere il ricordo di papà, che si concretizza nel contribuire a dare il via alla vita professionale di una giovane collega. Dott. Corrado Taiana, membro e fondatore della commissione premiante
Alla presenza della Famiglia Taiana, mercoledì scorso abbiamo consegnato il Premio di Laurea G. Taiana alla dr.ssa Diletta Gallo.
La neoeletta presidente di Amici di Giovanni – Barbara Morandi – introduce la mission dell’associazione e il premio dedicato a Giuseppe Taiana e riporta l’augurio del dott. Riccardo Gini, da lei condiviso unitamente all’intero CDA: prendendo spunto da una frase dei ringraziamenti di Diletta, scritti nell’apertura dell’elaborato della tesi di laurea…
… a tutti i bambini e le bambine che lottano contro il nemico invisibile, che mi hanno insegnato a guardare per terra per apprezzare il cielo…
… il responsabile della commissione scientifica di AdG ha augurato alla tesista premiata che questo sia il suo personale Giuramento di Ippocrate. L’augurio e l’impegno ad ammirare sempre il cielo e le piccole cose della vita quotidiana che, a volte, passano inosservate e ci sfuggono di mano.
L’ARTE DELLA CURA, ACCANTO AI PIÙ PICCOLI E PICCOLE
Ricordando la vocazione artistica del padre, cui il premio è intitolato, e il valore terapeutico della pratica artistica, il dott. Taiana completa il proprio discorso introduttivo con parole toccanti:
[…] considerato che la nostra professione è anche un’arte oltre che scienza e che, come tale, deve quindi affiancare al rigore scientifico anche forme di sensibilità, il mio augurio e che tu possa sempre avere uno sguardo rivolto all’uomo nella sua totalità e non solo alla malattia da curare.Che tu possa coltivare un atteggiamento di prossimità coniugando la tecnica della cura con il to care e l’accompagnamento nella malattia, soprattutto in ambito oncologico se proseguirai in questa direzione.
La neolaureata dott.ssa Diletta Gallo, prima di relazionare la propria tesi premiata, ha sentitamente ringraziato l’associazione dicendosi onorata e grata per questo importante riconoscimento.
Il mio elaborato nasce in seguito a un periodo di internato di quasi un anno e mezzo presso il reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale Filippo Del Ponte di Varese. Un anno e mezzo in cui ho avuto l’opportunità di confrontarmi con professionisti che mi hanno insegnato l’Arte della Medicina ma soprattutto cosa significa Essere Umani. Un anno e mezzo in cui ho avuto l’onore di incontrare ‘pazientini’ durante una parentesi non bella della loro vita, fatta di sofferenza e di rinunce di attività quotidiane per loro fondamentali. Bambini e ragazzi che sono stati i panni che ho provato ad indossare allenando sempre di più l’empatia.
Loro che pensano che siamo noi medici ad essere essenziali per la salvezza delle loro vite, non si rendono conto che in realtà sono loro a salvare noi ogni giorno.
Durante l’esperienza in Day Hospital ho imparato infatti a non dare per scontate le piccole cose: come la bellezza del cambio delle stagioni o il rumore del traffico. Quando una mattina con occhiali appannati e capelli bagnati sono entrata in reparto lamentandomi della pioggia e un bambino mi ha detto: «Chissà se questa stagione, seppur brutta, io riuscirò a rivederla», ho capito che stavo sbagliando e ho iniziato ad apprezzare quella e tutte le giornate di pioggia future. Molto spesso sono bambini e ragazzi costretti a stare rinchiusi in una stanza di ospedale per limitare il rischio infettivo e intravedono solo il sorriso dei genitori tramite una mascherina. Pagherebbero per poter essere in mezzo al traffico, di cui spesso ci lamentiamo, perché quel rumore del clacson altro non è che vita. Sono medico da due mesi, mi sento ancora molto piccola, ma mi auguro che i principi di umanità ed empatia lasciati da questa esperienza, che porterò per sempre nel mio cuore, possano essere l’arma da usare nella relazione medico-paziente, prima ancora di abilità e competenze.